37_Gli italiani e il cibo

Oggi parliamo di un argomento un po’ divertente. Non parliamo di letteratura, Parliamo un po’ di cultura italiana. Durante l’ultimo episodio abbiamo parlato di cultura, una parola che oggi indica un po’ due cose: la formazione intellettuale e morale di una persona e, in senso antropologico, l’insieme di conoscenze condivise da uno stesso gruppo di persone. La cultura di un popolo, appunto.

Oggi tocco questo secondo tema e parlo di cultura italiana.

Quando una persona viene in Italia o si avvicina agli italiani in modo più famigliare o in amicizia, osserva subito che in Italia ci sono molte regole legate al cibo.

Il pollo sulla pizza, assolutamente no! Il parmigiano sul pesce, bleah! Ketchup, salsine, maionese? Solo sulle patate fritte o l’hamburger! Cappuccino a cena? Per l’amor del cielo! Insalata con la pasta?! Ma stiamo scherzando? E la lista va avanti.

Oggi voglio parlare di alcune manie, alcune cose che sono cultura e abitudine comune in Italia, ma possono forse essere un po’ strane o bizzarre se viste dagli occhi di un turista straniero. Ti spiego quali sono le nostre abitudini. Così, quando verrai in Italia la prossima volta, sarai preparato!

36_Cultura

 

Cultura non è possedere un magazzino ben fornito di notizie, ma è la capacità che la nostra mente ha di comprendere la vita, il posto che vi teniamo, i nostri rapporti con gli altri uomini. Ha cultura chi ha coscienza di sé e del tutto, chi sente la relazione con tutti gli altri esseri.

(Antonio Gramsci)

Sentiamo spesso la parola cultura. La cultura italiana, la cultura di un popolo, una persona con cultura, un evento culturale. Ma che cosa significa la parola cultura? Significa semplicemente leggere molti libri? Oppure è qualcos’altro, qualcosa di più profondo? Oggi voglio un po’ parlare di questo. Mentre preparavo l’episodio di oggi, ho cercato e letto vari articoli. Bene, ho scoperto che ci sono pagine e pagine, molti articoli e video che parlano di questa piccola, ma importante parola: “cultura”.

Non faccio un trattato di filosofia o sociologia, ma cerco di semplificare due idee che voglio condividere con te…

 

35_Mille

Iniziamo a mille! Il numero “mille” fa da filo conduttore per questo primo episodio, in cui parliamo di due fatti storici importanti e di un dolce. Buon ascolto!

Il primo episodio si chiama Mille. Perché? Bhe, prima di tutto perché spero di arrivare a mille episodi un giorno, è sempre meglio sognare in grande no?

Poi perché questo numero può essere un filo conduttore per parlare di alcuni eventi importanti e mi sembra interessante iniziare la nuova stagione con questo argomento.

La lingua italiana ha mille anni, è millenaria. Veramente ha più di mille anni, più o meno 1059 anni. Più o meno dico, e adesso vi spiego perché.

Stagione 2 – Presentazioni

Inizia così la seconda stagione del podcast Pensieri e Parole.

Questo podcast è nato a novembre 2018 un po’ come esperimento. Non avevo mai fatto una cosa simile e cercavo semplicemente un modo per condividere la letteratura italiana con persone che non sono madrelingua, ma stanno studiando l’italiano.

L’esperimento è andato bene e oggi questo podcast è una cosa importante per me. Mi piace scrivere gli episodi, mi piace ricercare, leggere e attraverso il podcast ho incontrato personalmente o virtualmente molte persone.

In questo primissimo episodio della seconda stagione mi presento di nuovo e vi dico che cosa potete aspettarvi da questo podcast per i prossimi mesi.

Bene, mi chiamo Linda, sono italiana e vivo in Italia, in un piccolo paesino sulle Alpi, in Piemonte. Mi piace leggere, ma ancora di più mi piace accumulare libri. Ho molti libri in casa e la mia lista dei desideri è sempre lunga. Sono attratta dalla carta stampata, dalle pagine vecchie, dai libri che hanno una storia. Per questo compro spesso libri usati e mi piace avere libri con annotazioni di altre persone. Tu cosa pensi? Ti piacciono i libri scritti o preferisci i libri completamente bianchi?

Bene, a parte questo, cosa faccio nella vita? Sono laureata in letteratura italiana e da qualche anno  Insegno italiano online, creo materiali per imparare la lingua italiana e programmi di conversazione. Nel tempo libero vado in bici, viaggio, scrivo pensieri e faccio l’uncinetto. Per questo ultimo passatempo e per i miei gusti musicali un po’ retrò, diciamo, i miei amici mi considerano un po’ vecchia, io però mi considero semplicemente una persona di gusti “vintage”.

Adoro scoprire la storia di una cosa o di una parola, mi piace scoprire i racconti del passato, ascolto volentieri le storie delle persone anziane, che hanno molto da raccontarci.

Ho vissuto in varie città prima di tornare nella mia città natale: ho vissuto a Milano, Bologna e Dublino, in Irlanda. Dublino in particolare mi è rimasta nel cuore e ho molti amici lì che ogni tanto torno a trovare. Veramente ho amici un po’ in tutto il mondo. Il lato bello della tecnologia è il fatto che può collegarci alle persone nonostante le distanze geografiche.

Se potessi avere un potere speciale mi piacerebbe avere il teletrasporto, per fare colazione con un amica in Argentina, poi andare a Barcellona per pranzo e cenare in Puglia, sarebbe una vita bellissima! Siccome, però, non ho ancora questo potere, mi sposto ogni tanto e per il resto del tempo faccio lunghe passeggiate qui in Italia.

Bene, le presentazioni sono abbastanza.

Che cosa aspettarsi, quindi, da questa nuova stagione del podcast? Beh, letteratura italiana, sicuramente, poi cultura italiana e alcune pillole di lingua e grammatica. Sì, stai tranquillo, parleremo anche di cibo, di espressioni, di abitudini italiane un po’ pazze. Poi interviste, cercherò di portare qui altre voci oltre alla mia. Voci di persone che, forse, lavorano con la lingua italiana, che scrivono, voci di studenti o persone che hanno cose interessanti da condividere in questo spazio.

Come rimanere in contatto? Beh, prima di tutto, puoi iscriverti alla mia newsletter. Trovi il link di iscrizione sul mio sito che è www.speakitaliano.org. Poi, se sei una persona social puoi cercarmi su Instagram o Facebook. Su Instagram puoi scrivere: Speak Italiano oppure @italianwithlinda.
Bene, buon ascolto di questa nuova stagione. Grazie mille per l’attenzione! Per oggi è tutto, io ti ringrazio, ti saluto e ti dico: a presto.

31_V come Viaggio

Perché viaggiamo? Che cosa ci spinge a preparare lo zaino e partire per giorni o mesi. È faticoso, stancante, costoso. Una cosa è sicura, l’uomo ha sempre viaggiato. L’essere umano migra e viaggia dall’inizio dei secoli.
Oggi parliamo di viaggio, viaggio reale e immaginario e di letteratura di viaggio.

Trascrizione

Per quanto mi riguarda, io non viaggio per andare da qualche parte, ma per andare. Viaggio per il viaggio. La cosa importante è muoversi.

Stevenson

 

Perché viaggiamo? Che cosa ci spinge a preparare lo zaino e partire per giorni o mesi. È faticoso, stancante, costoso. Dobbiamo cambiare le nostre abitudini, dormire in letti che non sono i nostri, mangiare cibo strano. Eppure perchè viaggiamo? E oggi abbiamo aerei, crociere, treni ad alta velocità, bus di alta classe. In passato molte persone viaggiavano a piedi oppure con mezzi non molto sicuri. Una cosa è sicura, l’uomo ha sempre viaggiato. L’essere umano migra e viaggia dall’inizio dei secoli. Forse è un po’ della nostra origine nomade che ci portiamo nel Dna.

Oggi parliamo di viaggio, viaggio reale e immaginario e di letteratura di viaggio. 

 

Trascrizione completa presto disponibile, puoi intanto studiare con le trascrizioni degli ultimi episodi, qui

Link e risorse utili:

30_U come Unicorno

Unicorni, draghi, basilischi, fenici… La letteratura è piena di animali immaginari. Gli animali immaginari esistono fin dall’antichità e sono una cosa molto antica nella storia umana. A volte la fantasia serve a proteggerci dalla realtà e dalla paura e quando l’uomo non sa qualcosa, usa la fantasia. Oggi facciamo insieme un viaggio nel mondo degli animali immaginari!

Trascrizione

La letteratura è piena di animali immaginari. Gli animali immaginari esistono fin dall’antichità e sono una cosa molto antica nella storia umana. Gli dei Egizi spesso erano una fusione fra un corpo umano e un animale, anche i romani usavano gli animali come simboli. Ancora oggi abbiamo i nostri animali preferiti, gli animali guida e i simboli. Pensiamo all’unicorno che ultimamente va di moda. Esistono oggi nel mercato calzini con gli unicorni e mutande e cappelli e chi più ne ha più ne metta! Io particolarmente amo gli accessori con tartarughe e balene. Tu hai qualche oggetto con gli unicorni? O con altri animali?

Nel podcast di oggi facciamo un viaggio alla scoperta di alcuni animali immaginari che sono presenti nella cultura e nella letteratura.

Durante la storia dell’umanità, l’uomo inventa numerosi animali. Spesso sono creature che sono un mix fra animali reali e caratteristiche immaginarie. A volte sono due animali mescolati insieme. Altre volte l’uomo è unito a corpi d’animali (pensiamo ad esempio al Minotauro che è un incrocio fra un uomo e un toro o a una sirena che è un incrocio fra una donna e un pesce). Pensate che alcune persone credono di aver visto questi animali nel mondo reale e leggiamo sempre sui giornali casi di persone che pensano di aver visto un lupo mannaro o un mostro di Loch Ness. 

A volte la fantasia serve a proteggerci dalla realtà e dalla paura e quando l’uomo non sa qualcosa, usa la fantasia. 

La storia di oggi inizia nel Medioevo

Il Medioevo è un periodo della storia d’Europa che va più o meno dal V secolo dopo Cristo al XV. Pensate, molti molti anni della nostra storia. Il Medioevo È il periodo storico che sta fra l’epoca classica e il Rinascimento. 

Bene, in questo periodo gli animali sono molto importanti e molto presenti. Gli animali nel medioevo sono simboli. E la cosa interessante è che nel Medioevo non si distingue fra animali reali e animali immaginari. Negli affreschi o nelle decorazioni delle chiese nel Medioevo possiamo trovare animali reali insieme ad animali che non esistono. Per l’uomo Medievale questo non è importante. Per lui quello che è reale non è necessariamente vero. Realtà e fantasia si uniscono. 

Nel Medioevo c’erano alcuni libri particolari chiamati Bestiari. Questi libri raccoglievano la descrizione di moltissimi animali, sia reali, sia fantastici. Di solito, le descrizioni degli animali erano accompagnate da insegnamenti morali e frasi dalla Bibbia. Questi libri avevano il compito di insegnare a essere buoni cristiani. 

Ogni animale aveva caratteristiche fisiche e di comportamento e veniva usato per rappresentare una qualità particolare. Pensiamo al leone. Nel Medioevo, le persone pensano che il leone dorma con gli occhi aperti. Per questo motivo, il leone è usato in questo periodo spesso come simbolo di vigilanza. Vigilanza significa “stare attenti”, osservare e proteggere. Per questo motivo oggi possiamo vedere statue di leoni alle porte delle chiese o dei luoghi sacri. Il leone rappresenta in alcune occasioni anche Dio o il Cristo. Il maiale, invece, è un animale opposto che mangia nello sporco, per terra e per gli uomini del Medioevo il maiale è considerato simbolo dell’uomo peccatore, che pensa ai piaceri della terra e dimentica Dio. 

Questi libri, i bestiari, hanno grande successo fino al XIV secolo e poi lasciano piano piano spazio alla scienza. Prima le esplorazioni geografiche e poi la ricerca scientifica portano l’uomo a rappresentare gli animali e la natura in modo più realistico. Si sviluppano biologia, zoologia e medicina.

Questo però non vuol dire che gli animali fantastici sono scomparsi, anzi.

Gli animali immaginari sono presenti nella letteratura, nella scultura, nel cinema, nei nostri disegni da bambini e nei nostri sogni o incubi. 

Vi faccio alcuni esempi. Cercate su internet un quadro di Raffaello che si chiama “la dama col liocorno”. Troverete una donna elegante con lo sguardo misterioso e in braccio un piccolo di unicorno. Nel 1600 è comune trovare l’unicorno vicino a una giovane donna. Perché? L’unicorno è il simbolo della purezza e della castità e per questo è spesso rappresentato vicino a donne vergini. 

Dama col Liocorno, Raffaello

La letteratura è piena zeppa – piena zeppa significa “pienissima – di riferimenti ad animali immaginari. Partendo dai libri antichi, c’è un libro di Plinio il Vecchio, uno scrittore latino, che si chiama “Storia naturale”, poi possiamo pensare al “Beowulf”, un antichissimo poema epico scritto in inglese arcaico. Poi l’Orlando Furioso, un bellissimo poema italiano del 1500 scritto da Ludovico Ariosto. Anche qui troviamo animali immaginari, ma vi parlo di questo più avanti nell’episodio. La Divina Commedia, come non parlare della nostra amata Divina Commedia, con i suoi mostri e gli esseri fantastici. Se poi andiamo avanti nel tempo possiamo pensare ad un autore argentino, Borges che ha scritto il “Manuale di Zoologia Fantastica”. Ancora più contemporaneo e più popolare, pensiamo a Harry Potter e a tutti i libri magici scritti da J.K. Rowling

Parlando di film: tutti conosciamo La storia Infinita del 1984. E poi Dragon Heart oppure il cartone Hercules della Disney. Poi animazioni, Dragon Trainer e altri.

Oggi, parlo un paio di animali immaginari. State tranquilli, non mi dilungherò troppo, non sarò troppo lunga. Ma penso che siano cose interessanti. 

Il primo animale è lui: l’unicorno!

Questo animale è di solito bianco, con gli occhi blu, il corpo di un cavallo, un corno a spirale sulla fronte. Era anche rappresentato in passato con la coda di un leone e la barbetta di capra. Anche se oggi questi elementi non ci sono sempre. Ha poteri magici, in particolare il suo corno protegge da tutti i veleni. 

ca. 1602 — The Maiden and the Unicorn by Domenichino — Image by © Alinari Archives/CORBIS

La prima persona che descrive un unicorno è un medico che si chiama Ctesia e vive in Grecia 2500 anni fa. L’unicorno, senza corno, non può vivere o almeno così dice la leggenda. Tanto tempo fa esistevano veri e propri cacciatori di unicorni, persone che davano la caccia a questo animale per prendere il suo corno magico. Dal corno, infatti, era possibile creare delle coppe da cui bere senza aver paura di essere avvelenati. Nessuno ha mai catturato un unicorno. Ma alcuni ciarlatani del Medioevo vendevano altri tipi di corni fingendo di vendere un corno vero di unicorno. La parola “ciarlatano” che ho usato poco fa significa persona disonesta, di solito è una persona che con le bugie vuole avere un vantaggio economico. È una parola simpatica: ciarlatano.

L’unicorno era anche chiamato Leocorno o Alicorno o Liocorno. Anche Leonardo da Vinci parla di lui e lo disegna. Oggi, una contrada del famoso Palio di Siena si chiama Leocorno ed ha come simbolo questo animale. Il Palio di Siena è una competizione storica di origine medievale dove i quartieri di Siena (le contrade appunto) si sfidano in una corsa con i cavalli. 

Un animale un po’ più pericoloso è il basilisco.

Il basilisco, chiamato anche “re dei serpenti” è appunto un serpente con la testa di gallo. È un animale mortale che può uccidere con un solo sguardo o con il suo potentissimo veleno. Plinio il Vecchio, il poeta latino, scrittore e filosofo latino del I secolo dopo Cristo, dice che il basilisco è molto piccolo, ha una lunghezza di circa 20 centimetri. 

Rappresentazione del basilisco (1510)

Il basilisco può uccidere con un morso oppure può pietrificare con lo sguardo. Come nasce? Questo è interessante. Nasce da un uovo di gallo vecchio, quindi un gallo vecchio, sentite, un uovo di gallo vecchio covato per circa nove anni da un serpente o un rospo. Covare un uovo significa tenerlo al caldo, come fanno le galline. L’uovo del basilisco è covato da un serpente o un rospo. 

Se avete letto i libri o visto i film di Harry Potter, potete ricordare che nel secondo capitolo della saga, il mago affronta proprio un enorme basilisco. 

E se siete fan di Harry Potter come me, ricorderete anche un altro animale mitologico che compare nel film: l’ippogrifo. Se non seguite Harry Potter, tranquilli, vi perdono.

Adesso vi spiego io che cos’è l’ippogrifo

Questo è un animale che è metà cavallo e metà grifone. Il grifone è anche lui un animale leggendario, un misto fra un’aquila e un leone. L’ippogrifo ha le ali, il corpo da cavallo, il petto da leone e la testa d’ aquila. Ha grossi artigli, ma non è cattivo. Mangia insetti e piccoli mammiferi. 

Probabilmente si parlava da prima di questo animale, ma il primo a parlare e scrivere dell’ippogrifo è stato Ludovico Ariosto, uno scrittore italiano del 1500. Nel suo Orlando Furioso parla di questo animale e lo descrive. Dopo Ariosto, la letteratura si è riempita di ippogrifi e questo animale è entrato nella conoscenza comune. 

Poi abbiamo il drago. Beh, il drago è forse l’animale mitologico fra tutti più presente nelle nostre storie e nei film. Il drago è una specie di grande lucertolone, di grande serpente con zampe e ali che può volare molto in alto e possiede una forza straordinaria. A volte è simbolo del male, spesso nella nostra cultura occidentale è così, però nella cultura orientale rappresenta spesso la protezione ed è un simbolo positivo. Può nuotare e spesso sputa il fuoco.

Nella cultura greca il drago è già presente e sia greci che romani usavano la parola “drago” per descrivere piccoli rettili, di solito non pericolosi. La letteratura religiosa ha molti draghi. E sono famose le lotte fra i draghi e i santi: pensiamo ad esempio a San Giorgio, che nella leggenda combatte contro un drago. 

Paolo Uccello, San Giorgio e il Drago, 1460 circa

Anche un conte italiano ha combattuto contro un drago. Siamo in Italia, precisamente in Toscana nel 1488. Un drago terrorizza le persone del paese e il conte Guido Sforza decide di intervenire. Entra nella foresta e combatte contro il mostro. Torna nel suo castello con il teschio dell’animale. Il teschio sono le ossa della testa. Il teschio, questo teschio è ancora presente in questo piccolo paesino in Toscana. Tutti negli anni hanno sempre pensato che fosse una testa di drago, quando Nel 1900 un esperto di coccodrilli americano analizza le ossa e dice che sono ossa di un coccodrillo del Nilo. Bene, un coccodrillo del Nilo. Che cosa ci facevano le ossa di un coccodrillo del Nilo in Toscana nel 1500? A questa domanda non abbiamo ancora una risposta!

Bene, il nostro viaggio nell’immaginario oggi finisce qui. Spero che sia stato interessante incontrare questi esseri fantastici. Esistono centinaia di animali fantastici e ogni regione, ogni paese e ogni città ha i propri.

Questa è la mia lista, ma sono sicura che ci sono molti altri animali interessantissimi.

Per favore, se conosci animali immaginari tipici del tuo paese scrivimi! Oppure vai su Instagram, pubblica una foto e taggami. Il mio nome su Instagram è @italianwithlinda. 

Anche per questa settimana è stato un piacere, a presto e buona settimana

 

Link e collegamenti utili:

29_T come Tiramisù

Tutti conoscono il Tiramisù. Il dolce italiano cremoso fatto con savoiardi, mascarpone e caffè. Ma conoscete la storia di questo favoloso dolce? Sapete che questo dolce è stato conteso per anni? Scopriamo oggi insieme la storia del Tiramisù!

Trascrizione

Lo sappiamo tutti, l’Italia è la terra della cucina, del gelato, del gusto. Sono molte le ricette tipiche e ogni piccolo paesino ha qualcosa di gustoso da offrire. Molte parole italiane legate al cibo sono entrate nei vocabolari italiani e sono conosciute in tutto il mondo: pasta, pizza, cappuccino, gelato. Ma se vi chiedo di pensare a un dolce, a cosa pensate?

Immaginate, siete in un ristorante, avete appena mangiato un bel risotto alla zucca e gorgonzola, avete bevuto un buon bicchiere – o due – di vino. La pancia è piena, l’umore è alto. Si avvicina il cameriere e vi chiede: un dolce?

Che cosa rispondete? 

Io so che cosa risponderei, senza pensarci un secondo: Tiramisù!

Eh sì, il tiramisù è il dolce italiano per eccellenza, gustoso, ricco e insostituibile. 

Ma il Tiramisù è un dolce abbastanza recente, non ha una storia molto antica. Non compare nei ricettari antichi, almeno non con questo nome e con questi ingredienti. Non c’è il Tiramisù nel ricettario di Artusi. E la sua storia è stata per anni un mistero. La creazione del Tiramisù è stata contesa – combattuta –  fra molte regioni: Veneto, Friuli Venezia Giulia, Toscana, Piemonte. 

Nel 2016 è uscito un libro, scritto da Clara e Gigi Padovani che ha raccontato finalmente la storia del Tiramisù. I due giornalisti hanno iniziato un viaggio in Italia per cercare la ricetta originale e il luogo di nascita di questo famoso dolce amato e gustato in tutto il mondo. 

Oggi parliamo di Tiramisù.

Trascrizione completa presto disponibile, puoi intanto studiare con le trascrizioni degli ultimi episodi, qui

Link e collegamenti utili:

28_S come Scrittura – Jhumpa Lahiri

Oggi racconto la storia di Jhumpa Lahiri, una scrittrice che si è innamorata della lingua italiana e ha deciso di adottarla. Oggi parliamo di “In altre parole”, un viaggio nella lingua italiana. Il viaggio nella lingua italiana è fatto di passione, scoperta, ricerca, ma anche imperfezione e frustrazione. Un libro consigliatissimo a tutti quelli che stanno studiando l’italiano.

Trascrizione

La scrittura è uno strumento terapeutico. Uno strumento che ci aiuta a indagare noi stessi, a entrare in profondità, e a osservare le cose del mondo.  La scrittura è un mezzo per l’arte. Molti scrittori scrivono soprattutto per se stessi, per analizzare i propri sentimenti, per sfogarsi, per affrontare demoni e paure.  Di solito la scrittura è nella nostra lingua madre. La nostra lingua madre infatti ci rappresenta. Le nostre parole ci rappresentano. La nostra lingua madre è la nostra identità. 

Ho finito di leggere da poco un libro scritto da una scrittrice che non è nata in Italia. Una scrittrice che ha deciso di usare l’Italiano come lingua della scrittura e del quotidiano,  anche se l’italiano non è la sua lingua. Questa donna ha deciso di mettersi alla prova, di abbandonare la sua lingua madre e iniziare un viaggio in un mondo fatto di parole straniere.

 Lei si chiama Jhumpa Lahiri, il suo libro è In altre parole.

Jhumpa nasce a Londra da genitori Bengalesi e cresce negli Stati Uniti, a Rhode Island. Si dedica alla scrittura fin da giovane e nel 2000 vince il premio Pulitzer con il romanzo “L’interprete dei malanni” – questo il titolo in Italiano. Pubblica vari libri di successo e scrive per il New Yorker. 

Il suo contatto con l’Italiano inizia dopo l’università, quando fa un viaggio a Firenze e si innamora del nostro paese, ma soprattutto della nostra lingua. L’Italiano le sembra da subito qualcosa di familiare. La stessa Lahiri scrive: 

“L’italiano sembra già dentro di me e, al tempo stesso, del tutto esterno. Non sembra una lingua straniera, benché io sappia che lo è. Sembra, per quanto possa apparire strano, familiare. Riconosco qualche cosa, nonostante non capisca quasi  nulla”.

Dopo questo primo viaggio in Italia, torna a New York e continua con la sua vita. Ma non dimentica l’Italiano. Continua a studiarlo, con tenacia e insistenza. Nel 2012 una scelta drastica: Jhumpa Lahiri decide di trasferirsi con la famiglia in Italia. Così lascia tutto e si trasferisce a Roma con il marito e i figli. Ben presto capisce che questo non basta, il suo viaggio non finisce qui. Inizia a dedicarsi con ossessione allo studio dell’italiano, si avvicina a questa lingua che era straniera per lei. E fa una cosa più grande: inizia a scrivere in Italiano

In altre parole

In altre parole, il libro che vi consiglio oggi, è un libro scritto da Jhumpa in italiano. 

 In questo libro Jhumpa racconta del suo amore per la lingua italiana e del suo viaggio coraggioso in un altro mondo.  Un amore che diventa quasi un ossessione quando lei decide di lasciare tutto quello che ha negli Stati Uniti e di trasferirsi con la sua famiglia in Italia.  Dovete pensare che al momento del trasferimento in Italia lei era una scrittrice famosa è affermata negli Stati Uniti, aveva appena vinto un premio molto importante, un premio Pulitzer.  I suoi libri vendevano e lei era una scrittrice di successo.

Perché allora lasciare tutto e decidere di trasferirsi in un altro paese, con un’altra lingua, un’altra cultura e altre abitudini.  E soprattutto, perché iniziare a scrivere in una lingua che non è la nostra? In una lingua che non ci appartiene?

Per lei, questo è un esperimento, è la ricerca di un altro punto di vista. Cerca “altre parole” per descrivere la realtà fuori e la sua realtà interiore. 

Il libro è molto molto interessante perché parla di questo viaggio  e racconta in un modo molto profondo e semplice le difficoltà e le frustrazioni che tutti proviamo quando vogliamo esprimerci  con una lingua che non è la nostra. Il libro racconta degli ostacoli e dei dubbi. Racconta della solitudine e del senso di inadeguatezza.  Con capitoli brevi Jhumpa racconta il suo trasferimento a Roma, il suo amore per la lingua, i primi racconti in italiano e le prime interviste in italiano. Racconta di questo rapporto d’amore con questo amante – la lingua italiana appunto – che la attrae ma poi la respinge. Racconta anche del suo incontro con i grandi autori del passato, i grandi della letteratura italiana che lei incontra nel suo studio solitario. 

Il viaggio nell’italiano si intreccia con un viaggio nel passato, nella sua vita.  Parla della sua infanzia da bambina nata da genitori bengalesi a Londra e poi cresciuta negli Stati Uniti.  Parla del rapporto con le lingue della sua vita: il bengalese e l’inglese. Tutte e due forti ma nessuna completamente la sua lingua madre. Ed è qui che entra l’italiano.  La lingua italiana per Jhumpa, oltre a essere un grande amore, è anche una via di fuga. Un modo per una scrittrice esperta e una donna profonda di liberarsi dalle aspettative,  dalle abitudini e dalle maschere che portiamo ogni giorno. Questo viaggio in Italia e nella lingua italiana e anche un viaggio nell’identità.

 Chi sono io?  Qual è il mio passato? Che cosa sto cercando?  Tutte queste domande sono una ricerca continua per tutti noi.

Il libro mi è piaciuto molto perché Jhumpa è una scrittrice molto profonda che sa analizzare con parole perfette il mondo intorno a sé e il mondo dentro di sé.  

 I capitoli sono brevi, la difficoltà del testo aumenta piano piano e le parole sono ricercate. Penso che questo libro sia adatto a tutte le persone che stanno studiando una lingua straniera. 

Non voglio parlare troppo oggi, ma voglio leggervi un piccolo pezzo del libro. 

Andiamo:

“Per colpa della mia identità divisa, per colpa, forse, del mio carattere, mi considero una persona incompiuta, in qualche modo manchevole. Può darsi che ci sia una causa linguistica: la mancanza di una lingua con cui possa identificarmi. Da ragazzina, in America, provavo a parlare il bengalese alla perfezione, senza alcun accento straniero, per accontentare i miei genitori, soprattutto per sentirmi completamente figlia loro. Ma non era possibile. D’altro canto volevo essere considerata un’americana, ma nonostante parlassi quella lingua perfettamente, non era possibile neanche quello. Ero sospesa anziché radicata. Avevo due lati, entrambi imprecisi. L’ansia che provavo, e talvolta provo ancora, proviene da un senso di inadeguatezza, di essere una delusione.

Qui in Italia, dove mi trovo benissimo, mi sento imperfetta più che mai. Ogni giorno, mentre parlo, mentre scrivo in italiano, mi scontro con l’imperfezione. Questa linea sinuosa lascia una traccia, mi accompagna ovunque. Mi tradisce, rivela che non sono radicata in questa lingua.

Perché mi interessa, da adulta, da scrittrice, questa nuova relazione con l’imperfezione? Cosa mi offre? Direi una chiarezza sbalorditiva, una consapevolezza più profonda di me stessa. L’imperfezione dà lo spunto all’invenzione, all’immaginazione, alla creatività. Stimola. Più mi sento imperfetta, più mi sento viva.

Scrivo fin da piccola per dimenticare le mie imperfezioni, per nascondermi sullo sfondo della vita. In un certo senso la scrittura è un omaggio prolungato all’imperfezione. Un libro, così come una persona, rimane qualcosa di imperfetto, di incompiuto, durante tutta la sua creazione. Alla fine della gestazione la persona nasce, poi cresce. Ma ritengo che un libro sia vivo solo mentre viene scritto. Dopo, almeno per me, muore.”

(da “In altre parole” di Jhumpa Lahiri)

Bene, vi lascio questo invito oggi: cercate quest’autrice, ascoltate le interviste, leggete il suo libro. Le sue parole sono un messaggio per tutte le persone che provano a esprimersi con una lingua che non è la loro lingua madre.

Per oggi è tutto,

A presto

Fonti e risorse utili:

The Italian Book Club

Hai letto questo libro e vuoi parlarne con persone che studiano l’italiano? Unisciti al Book Club di Speak Italiano! Un incontro mensile per parlare di libri, cultura e lingua italiana.

Trovi tutte le informazioni qui.

27_S come Sport

Ripercorriamo oggi insieme la storia del Giro d’Italia. Parliamo di sport e di un momento importante della storia sportiva italiana. Ci sono molti aneddoti legati al Giro d’Italia e oggi voglio raccontarne alcuni! Buon ascolto.

Trascrizione completa presto disponibile, puoi intanto studiare con le trascrizioni degli ultimi episodi, qui

Fonti e link utili: