13_D come Design

“Complicare è facile, semplificare é difficile. Per complicare basta aggiungere, tutto quello che si vuole: colori, forme, azioni, decorazioni, personaggi, ambienti pieni di cose. Tutti sono capaci di complicare. Pochi sono capaci di semplificare. Semplificare è il segno dell’intelligenza”.
Scopriamo oggi Bruno Munari, un artista, scrittore e designer tra i più interessanti e sperimentatori nell’Italia del boom economico. Un autore attento ai bambini che crede nel potere della fantasia e della curiosità.
Buon ascolto!

Trascrizione

«Complicare è facile, semplificare è difficile. Per complicare basta aggiungere tutto quello che si vuole, colori, forme, azioni, decorazioni, personaggi, ambienti pieni di cose… La semplificazione è il segno dell’intelligenza»

Bruno Munari

 

La citazione che avete ascoltato a inizio puntata è di Bruno Munari, artista poliedrico, scrittore, grafico, designer innovativo del Novecento Italiano.

La puntata di oggi è dedicata al Design, quello con la D maiuscola.

Design, Moda e Cibo sono la triade che sempre viene nominata quando parliamo di Italia. Queste tre cose sono ancora il primato oggi in Italia? Non saprei rispondere a questa domanda, ma sicuramente il nostro paese può vantare un passato glorioso in queste tre aree.
Il Design è un ambito molto vasto, va dall’architettura, all’arredamento, fino all’attuale design digitale che tocca la nostra vita di tutti i giorni.
Sono molti gli artisti che hanno fatto la storia del design italiano e non posso oggi ripercorrere in dettaglio la storia del design.

Tra i migliori designer italiani del Novecento possiamo ricordare brevemente Franco Albini, i fratelli Castiglioni, gli architetti Gian Luigi Banfi, Ludovico Babbiano e molti altri che hanno lasciato opere molto importanti per la storia della produzione artistica industriale italiana.
Siccome il nostro podcast analizza in particolare il legame fra cultura e letteratura, voglio oggi soffermarmi  sulla figura di Bruno Munari. Vi dirò chi è, perché è importante e quale apporto ha dato alla letteratura italiana.

 

Trascrizione completa presto disponibile, puoi intanto studiare con le trascrizioni degli ultimi episodi, qui

12_C come Caffè

Pensiamo a Italia, pensiamo a caffè! Espresso, cappuccino, macchiato, caffè in tutti i modi e in tutte le salse. Ma perché in Italia beviamo caffè? Ne beviamo davvero così tanto? Dove e quando nasce l’espresso? Molte curiosità e risposte per voi in questa nuova puntata del podcast!

Trascrizione

Tre chicchi di moca / tritava il tricheco / per fare il caffè. / Lo vide la foca/ e disse “Che spreco! / Due chicchi, non tre!

Questa è una poesia di Scialoja, intitolata “Tre chicchi di Moka” e contenuta in un libro, pubblicato da Edizioni Lapis nel 2011, un libro per bambini.

Bevo quaranta caffè al giorno, per essere ben sveglio e pensare, pensare a come combattere i tiranni e gli imbecilli.

Questa invece è una citazione di Voltaire.

Ultima:

A riempire una stanza basta una caffettiera sul fuoco.

Questa è una citazione tratta da un libro di un autore italiano, Erri de Luca.

Come potrete immaginare, oggi voglio dedicare la puntata al caffè. Rimango per un attimo ancora sulla C e parlo oggi della storia del caffè.

Il caffè è un elemento indispensabile nella cucina italiana. Tutti noi adoriamo il caffè, l’espresso, il caffè che deve essere bevuto velocemente. Il caffè è una bevanda molto molto consumata mondialmente, ma è interessante sapere che l’espresso italiano non è un’invenzione molto antica. È un’invenzione abbastanza contemporanea, del 1900. E ora vi dirò come siamo arrivati noi italiani ad avere una Moka in ogni casa italiana ed a consumare caffè come rito sociale.

 

Trascrizione completa presto disponibile, puoi intanto studiare con le trascrizioni degli ultimi episodi, qui

Link e riferimenti utili:

 

 

 

11_La scienza in cucina (Lettura)

Vi piace cucinare? Cucinate piatti italiani? Qui per voi il Decalogo di Pellegrino Artusi. Per imparare a cucinare con gusto e semplicità seguendo i consigli del grande Maestro dell’Ottocento.
Buon ascolto e buona cucina!

Trascrizione

Ciao a tutti.

Come promesso, oggi continuiamo con la parola Cibo e voglio, in particolare, leggervi alcuni piccoli pezzi tratti dal libro di Pellegrino Artusi: La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene.

Come detto la settimana scorsa, questo libro è uscito alla fine dell’ Ottocento ed è il primo libro che racchiude in forma, in italiano contemporaneo, e anche in forma patriottica le ricette tradizionali della cucina italiana. È stato scritto da un emiliano che si chiama Pellegrino Artusi e oggi voglio, in particolare, parlare delle sue 10 regole, delle del decalogo, le dieci regole della cucina artusiana, della cucina di Pellegrino Artusi.
Queste regole sono state, in particolare, raccolte da casa Artusi che è la casa museo che ancora oggi organizza eventi dedicati alla figura di questo personaggio. E, insomma, vi leggerò quindi una serie di 10 punti molto brevi.

 

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Link e risorse utili:

10_C come Cibo

Oggi parliamo di Cibo. Pasta, pizza, lasagne, tutti conoscono il cibo italiano. Ma da dove arriva la pasta al pomodoro? La mangiamo da sempre? Chi è Pellegrino Artusi e perché è importante per l’Italia? Un viaggio nella cucina italiana attraverso le pagine del primo ricettario nazionale!

Trascrizione

Grazie grazie grazie grazie.

Oggi inizio la nostra puntata con un grande Grazie a tutti voi per ascoltarmi e anche perché nelle ultime settimane ho ricevuto qualche email da persone che mi ascoltano: mi hanno fatto davvero tanto tanto piacere. Quindi vi ringrazio qui in diretta – tra virgolette.

Se volete scrivermi per suggerimenti, per commenti, consigli, eccetera, io sono sempre contenta di ricevere le vostre email. Quindi, potete scrivermi a: linda@speakitaliano.org. Sarò felice di rispondere a ogni email che mi manderete.  Oggi, in particolare, voglio rispondere a un commento, a una domanda che una ragazza dall’Argentina, Sofia, mi ha fatto. Sofia vorrebbe sapere di più sul cibo italiano e io risponderò in maniera un po’ originale, quindi rispondo un po’ a modo mio.

Ho pensato quindi di dedicare la puntata di oggi, visto che siamo arrivati alla C nel nostro vocabolario, nel nostro sillabario, ho deciso di dedicare la puntata di oggi proprio al cibo.

Pensiamo a Italia, pensiamo a cucina

Pasta, pizza, lasagne alla bolognese, tutti conoscono la cucina italiana. Ma è sempre stato così? Qual è l’origine della culinaria italiana? Come si è evoluta? Qual è stato l’ambiente che ha permesso lo sviluppo di ricette comuni e di una cultura così legata al cibo?

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Fonti e link utili:

08_B come Bellezza

Usiamo le parole “bello” e “bellezza” quotidianamente, ma che cosa significano? Possiamo definire la bellezza? Nella puntata di oggi parliamo di questo e riflettiamo su questi due concetti con l’aiuto di scrittori e poeti. Buon ascolto!

Trascrizione:

Ciao a tutti e buon 2019. Dopo una piccola pausa, sono tornata per nuove puntate del nostro podcast. Spero che sarà un anno bellissimo, ricco di letteratura, cultura e lingua italiana. Continuiamo con il nostro abbecedario, le nostre lettere, il nostro dizionario virtuale e continuiamo con la lettera B. Per la lettera B oggi ho scelto due parole, simili, che significano la stessa cosa: bello e bellezza, un aggettivo e un nome.

Le parole bello e bellezza sono molto usate nel linguaggio quotidiano, però sfuggono a una definizione assoluta. Cos’è bello? Che cosa significa bello? E cos’è bellezza? Vediamo questa indeterminatezza soprattutto quando parliamo di arte. Quante volte, infatti, avete considerato un’opera d’arte un capolavoro, una cosa bellissima, mentre i vostri amici consideravano la stessa opera d’arte orribile?

 

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Link utili e collegamenti:

Passeggeri Notturni – Gianrico Carofiglio

 

07_Le piccole cose che amo di te

Continuiamo a parlare d’amore con una simpatica e breve poesia di Stefano Benni. Buon ascolto!

Trascrizione:

Ciao a tutti e ben ritrovati al nostro appuntamento settimanale con l’italiano e la letteratura.

Io sono Linda Riolo e quest’oggi continuiamo a parlare di Amore. Abbiamo già iniziato con la scorsa puntata del podcast, ma oggi voglio in particolare leggervi una poesia che io considero molto divertente e che sicuramente vi piacerà. Questa poesia si intitola: Le piccole cose che amo di te ed è di uno scrittore italiano molto conosciuto che si chiama Stefano Benni.

 

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Link utili e suggerimenti di lettura:

06_A come Amore

Oggi racconto brevemente due storie d’amore dalla letteratura e dalla vita. La prima arriva dal mondo di Dante, dal V canto dell’Inferno. La storia d’amore di Paolo e Francesca colpisce ancora oggi per la passione, il sentimento e la tragedia. La seconda è una storia d’amore fra due grandi attori, scrittori e registi italiani: Dario Fo e Franca Rame.
Conoscete storie d’amore, letterarie e non? Buon ascolto!

 

Trascrizione:

Ciao a tutti, ben ritrovati con il nostro podcast settimanale, io sono Linda e oggi parliamo di: Amore.

Amore è una parola molto usata, che sentiamo quasi quotidianamente nella nostra vita privata, nelle canzoni, nella letteratura, in televisione, eccetera. Tutti i grandi scrittori e poeti padri della lingua italiana e straniera, i maestri della letteratura, hanno scritto d’amore. Possiamo pensare agli antichi greci, ad esempio, che parlavano dell’eros, al “Odi et amo” del poeta latino che si chiama Catullo, l’amore nella letteratura di molti poeti e scrittori. Questo amore che si confronta con molte facce della stessa medaglia: la morte, l’odio, la menzogna, la bugia e ci sono sicuramente molti molti capolavori che sono nati da questo sentimento.

Oggi voglio fare riferimento in particolare a due storie d’amore della letteratura: la prima è prevalentemente letteraria, anche se si ispira a una storia vera; la seconda, invece, parla di due persone in carne ed ossa, due persone contemporanee.

Trascrizione completa presto disponibile, puoi intanto studiare con le trascrizioni degli ultimi episodi, qui

05_Abbecedario

Abbecedario comes from Abc and is a book used by school kids in the past. In general, it means alphabet, a list of letters or words as an approach to any language. I want to build together a virtual Abbecedario: during each episode we will focus on a word, a concept. This will be for us the starting point to explore together the Italian language and especially Italian literature. Today, discover with me 6 curiosities about words and languages. Buon ascolto!

 

Trascrizione:

Ciao a tutti e bentornati a Pensieri & Parole.
Oggi parliamo di: abbecedari, lingue e curiosità.

Ora, abbecedario: avete già sentito questa parola? Pensateci, ascoltate il suono: a-bbe-ce-dario, che cosa significa? Come potete immaginare, la parola abbecedario arriva dalle prime lettere dell’alfabeto: a, b, c, d. Abbecedario. L’abbecedario era un libro, un piccolo libro, un libricino per imparare a leggere e scrivere secondo il metodo sillabico, quindi dell’abc.

Perché ho scelto questa parola per oggi? Perché voglio usare questa parola, quest’ immagine, come riferimento per le prossime puntate del nostro podcast. Ogni puntata, infatti, sarà dedicata a una parola, un concetto, un’idea. Ad esempio: A come Amore e amicizia, B come bellezza,  C come caffè, eccetera eccetera. Dalla parola di partenza, ogni settimana, racconterò fatti o curiosità legate alla lingua e la cultura italiane; in questo modo possiamo così costruire un abbecedario insieme, virtuale e vocale.

Parliamo di oggi: voglio dedicare l’appuntamento di oggi alla lingua e alle parole. Un abbecedario, infatti, è una raccolta di parole importanti e basiche, quelle che impariamo a scuola nei primi anni di vita. Ho raccolto alcune curiosità, quindi, sulle lingue, le parole del mondo e mi piacerebbe condividere con voi queste informazioni oggi. Sono dei fatti che io ho trovato curiosi e interessanti. Siete pronti? Andiamo, via!

Numero 1

Tutti sappiamo che la lingua italiana non è semplice. Ormai questo è riconosciuto da tutti, soprattutto dalle persone che studiano l’italiano. Forse però non tutti sanno che esiste un fenomeno che si chiama “enantiosemia”, è un fenomeno linguistico e questo nome un po’ difficile, enantiosemia, arriva dal greco. “Enantios” significa, infatti, ”contrario” e “semia” significa segno. Enantiosemia è il gruppo delle parole che indicano una cosa e il suo esatto contrario, quindi delle parole che significano due cose esattamente opposte.
Ma perché queste parole significano due cose opposte? Probabilmente questa polisemia, quindi più significati nella stessa parola, è dovuta all’evoluzione storica di questi vocaboli.

Voglio farvi alcuni esempi interessanti nella lingua italiana:

  • la parola “tirare” in italiano significa sia “lanciare via”, quindi scagliare (ad esempio tirare una palla), oppure “attrarre a se” (ad esempio: tirare una corda). Quindi quando tiriamo un oggetto verso di noi e anche quando lo allontaniamo.
  • la parola “ospite” è interessante perché la parola “ospite” significa sia “chi ospita” e sia “chi ha ospitato”, indica la persona che riceve qualcuno in casa, ma anche la persona che è ricevuta.
  • una “storia” e sia “un racconto inventato” (ad esempio la storia di Biancaneve), sia una “storia reale” (ad esempio la storia della Prima Guerra Mondiale).
  • affittare” in italiano significa sia “dare in affitto” (esempio: affitto la mia casa a un amico), sia “prendere in affitto” (ad esempio: ho affittato una casa al mare per le vacanze).
  • un’ultima, un ultimo esempio può essere la parola “pauroso”. “Pauroso” è sia una cosa che “fa paura” (esempio: ho visto un film pauroso), sia “una persona che prova paura” (ad esempio: Camilla è una persona molto paurosa).

Numero 2

Quante lingue si parlano al mondo?
Non posso oggi darvi un numero preciso perché questi calcoli non sono proprio esatti, ma possiamo parlare di 7097 lingue più o meno, che sono parlate oggi. Questo numero è in continuo cambiamento. Primo, perché impariamo di nuove lingue ogni giorno, quindi alcune lingue non sono ancora conosciute, e anche perché le lingue stesse sono in cambiamento. Ci sono lingue che cambiano, lingue che scompaiono, nuove lingue che nascono, però possiamo parlare approssimativamente di un numero: di questo numero 7 mila lingue che sono parlate oggi. Ma, è interessante sapere che il 75% degli abitanti del mondo parla più di una lingua e la Bibbia, il libro più tradotto al mondo, è disponibile in 2454 lingue.

Numero 3

C’è una lingua in Messico che si chiama ayapaneco, non so se ho pronunciato bene, comunque questa lingua rischia di scomparire: è solo parlata oggi da un piccolo gruppo di persone. Un linguista, Jonathan Ranger, stima che ci siano più o meno 15 parlanti, 15 persone che parlano ancora questa lingua. Però, in generale, possiamo parlare di almeno 2400 lingue che sono classificate come in pericolo, cioè che rischiano di scomparire, perché i parlanti sono meno di 1000 persone.

Numero 4

Sulle isole Canarie, in particolare alla Gomena, si parla una lingua chiamata “silbo gomero” costituita da quattro consonanti, altrettante vocali; quindi, quattro consonanti, quattro vocali e più di 400 vocaboli, parole, articolate esclusivamente con i fischi. Sapete che cos’è un fischio? Un fischio è questo.
Gli abitanti di quest’isola in particolare, che in particolare sono pastori, usano questo linguaggio perché devono parlarsi a grande distanza; per rendere il fischio più forte, mettono una, due o tre dita in bocca e usano le mani come megafono. Ci sono regole grammaticali e fonetiche precise e queste permettono di sviluppare veri e propri discorsi; è così forte che possiamo udirlo, ascoltarlo fino a 5 km di distanza. È stato inventato dagli aborigeni guanci che usavano questo linguaggio per comunicare tra le grandi valli che vedono l’isola. È stato poi adottato successivamente dai colonizzatori spagnoli, è stato usato per secoli e poi è iniziato, ha iniziato a scomparire nel corso del 1900. Poi dal 1990 il governo delle Canarie ha iniziato dei progetti per inserire questa lingua nelle scuole.

Numero 5

E le lingue artificiali? Beh forse conoscete l‘esperanto. L’esperanto è una lingua artificiale e parlata da un numero di persone che varia dai 500 mila e due milioni. È stata usata in due film girati fra il 1964 e il 1965. Questa lingua è stata sviluppata fra il 1872 e il 1887 da un polacco di origini ebraiche: Ludwik Zamenhof, non so se ho pronunciato bene, forse gli ascoltatori polacchi possono mandarmi un messaggio e correggermi, in caso.
Possiamo oggi contare fino a 2 milioni di persone a livello mondiale che parlano o capiscono l’esperanto in diverso grado, includendo circa 1000, da 1000 a 2000 persone, che sono nate come parlanti nativi, quindi che parlano esperanto dalla nascita. Questo è molto interessante, pensate a questa questo fatto: l’idea di creare una lingua, creare una lingua da zero, e creare delle persone che utilizzano questa lingua in un modo materno, la lingua madre; è molto interessante.

Qual è il paese in cui sono parlate più lingue?

L’India ha più lingue ufficiali di qualsiasi altro paese del mondo, sono 22. In ogni caso, è importante notare che queste lingue non sono ufficiali a livello nazionale, ma sono ufficiali a livello regionale. Se invece parliamo di lingue ufficiali nazionali, allora lo Zimbabwe ha 16 lingue ufficiali, più di qualsiasi altra nazione. La lingua più isolata del mondo, nel senso che l’unica lingua sulla terra che non è direttamente collegata nessun’altra, è la lingua Basca che viene parlata nelle regioni di confine tra la Spagna e la Francia.

Ultimo fatto curioso

Ci sono anche le lingue di fantasia. Il caso forse più famoso è quello del popolo Klingon, il popolo guerriero di Star Trek. Questa è una lingua artificiale inventata da un linguista che voleva dare credibilità al film, alla serie televisiva. Non è l’unico, ci sono altri casi di lingua artificiale nella letteratura, nel cinema e nella televisione. Forse conoscete, ad esempio, Arancia Meccanica di Stanley Kubrick: i protagonisti del film parlano una lingua inventata mixando inglese e russo. Oppure, un altro caso celeberrimo che tutti noi conosciamo, è il caso di Tolkien, il creatore della saga del Signore degli Anelli. Prima di diventare celebre come scrittore, Tolkien era un filologo. Per i suoi romanzi pensate che ha creato la grammatica e il vocabolario dell’elfico e di altre 10 lingue.

Le curiosità di oggi finiscono qui, spero che siano state interessanti per voi. Torniamo la settimana prossima con la prima lettera dell’alfabeto, la lettera A. Se nel frattempo tempo volete sentire qualcosa di particolare nel podcast, volete farmi una domanda particolare, oppure vi piacerebbe esplorare dei temi particolari, potete semplicemente contattarmi, mandandomi un’email, visitando il mio sito oppure la mia pagina Facebook. italiano Vi ringrazio ancora per l’attenzione e per l’ascolto e vi auguro una buonissima settimana

 

Fonti e link utili:

04_Il Latino

What’s the connection between Italian and Latin? Do dialects come from Early Italian or Latin? Is it useful to study Latin? Listen to this week’s episode and discover with me why Latin is still important and alive!

Trascrizione:

Ciao a tutti e ben ritrovati per il nostro appuntamento settimanale. Io sono Linda e oggi voglio parlarvi di latino. Ma non preoccupatevi, non voglio fare una lezione scolastica, non voglio fare una lezione di grammatica latina, ma voglio semplicemente condividere con voi e provare a rispondere ad alcune domande che sento spesso da persone che stanno studiando l’italiano. Prima però iniziamo con alcuni proverbi latini che sono ancora usati nella lingua italiana, quindi al giorno d’oggi noi ancora usiamo sia parole latine sia veri e propri motti, proverbi e questi, che ho selezionato per voi, sono alcuni dei proverbi più efficaci, secondo me, e anche più usati.

1 Carpe Diem

Forse avete già sentito questo proverbio e non so se è presente anche nella vostra lingua, ma Carpe Diem significa: cogli l’attimo, prendi l’attimo. Invita a godersi il momento nella vita.

numero 2.
Verba volant, scripta manent
che significa: le parole volano ma ciò che è scritto rimane. Questo è un proverbio che di solito serve a indicare l’importanza della scrittura, l’importanza in questo caso ad esempio della letteratura che noi amiamo tanto.

numero 3
repetita iuvant
questo motto latino significa: ripetere è utile ed è particolarmente importante per chi sta imparando una nuova lingua. Quindi “repetita iuvant”: ripetere aiuta.

mens sana in corpore sano
detto forse conosciuto e significa semplicemente: mente sana in corpo sano.

Ultima: De gustibus non disputandum est
letteralmente significa: sui gusti non si discute. Io uso spesso questo proverbio, in particolare perché ho vissuto per molti anni all’estero. Attualmente ad esempio sono in Brasile e spesso qui in Brasile mi capita di vedere persone che mettono il ketchup sulla pizza (!!!) e la mia risposta, dopo un’espressione un po’ di disgusto, è sempre questa: de gustibus… Spesso noi italiani non finiamo la frase, quindi diciamo semplicemente “De gustibus” ad indicare però: De gustibus non disputandum est. Quindi pazienza, non posso discutere sui gusti degli altri. Un piccolo esempio per farvi capire il significato di questo proverbio.

Bene, ora rispondiamo ad alcune domande.

Prima domanda: Qual è il rapporto di latino e italiano?

Possiamo rispondere a questa domanda con il contributo di un grande linguista che si chiama Bruno Migliorini che ha cercato di rispondere a questo dubbio in una delle conversazioni radiofoniche che ha pubblicato nel 1949. Lui, per descrivere il rapporto fra latino e italiano, parla di continuità. Usa questa parola: continuità. E dice: immaginiamo di essere in un villaggio in Toscana e immaginiamo di poter ascoltare di generazione in generazione, di secolo in secolo, la lingua che si parla in questo piccolo villaggio. Dall’età Romana, cioè da quando è scomparso l’ultimo vecchio che parlava Etrusco, fino a oggi possiamo immaginare che di padre in figlio, quindi di generazione in generazione, ci sono stati mutamenti leggeri, molto lievi. Sì, forse qualche suono è cambiato, un certo numero di parole forse sono state sostituite da altre, altre sono arrivate, quindi sono arrivate parole nuove, ma insomma, se guardiamo passo dopo passo questo questo cambiamento di generazione non c’è stato un momento in cui le persone hanno iniziato, hanno smesso di parlare una lingua e hanno iniziato a parlarne un’altra. Quindi possiamo parlare di continuità, la lingua è cambiata gradualmente, non è mai, non c’è mai stato un cambio scioccante, un cambio molto veloce.

Per la lingua scritta però è diverso: il più antico documento di italiano volgare è un documento che è conservato nell’abbazia di Montecassino ed è un documento del 960. In questo documento è chiarissimo o chiarissima la differenza tra latino e italiano. Tutto il documento, infatti, è scritto in latino tranne una sola formula italiana ripetuta quattro volte. Questa formula italiana è la testimonianza di un uomo che durante il processo interviene. Da questo documento si vede che i testimoni parlavano volgare mentre la scrittura ufficiale della lingua ufficiale, della scrittura, era appunto il latino. Questa è la più antica testimonianza di italiano scritto. Migliorini, sempre in questo caso, analizza il documento e fa notare che c’è una distinzione molto grande quindi: vediamo che c’è latino e vediamo il volgare; si vede chiaramente questa distinzione. Possiamo quindi ritornare alla metafora di prima, immaginare lo stesso villaggio, e vedere come di secolo in secolo la lingua che le persone parlano cambia, a poco a poco, mentre la lingua della scrittura non cambia. Quindi, nella lingua parlata il latino si è trasformato in italiano piano piano, ma per le scritture tutto è congelato; è come se tutto rimanesse cristallizzato nel tempo.

L’altra domanda che spesso sento spesso è: i dialetti, i dialetti arrivano dal latino o dall’italiano? i dialetti sono mutazioni del latino o dell’italiano?

Bene, i dialetti nascono dalla trasformazione del latino parlato non dell’italiano. Come noi sappiamo, e come abbiamo visto negli episodi precedenti, fra questi dialetti, fra queste lingue, uno si è imposto: il dialetto toscano che si è lentamente trasformato nell’italiano moderno.

Anche qui Migliorini fa una similitudine e possiamo pensare a una foresta. Quindi: immaginate una foresta in cui per alcuni secoli ci sono centinaia di piante che hanno la stessa specie, ma hanno una varietà diversa, che si riproducono spontaneamente. Una foresta, molte piante, stessa specie ma varietà ,diverse varietà, diversi colori, diverse forme che si riproducono in modo naturale.
Supponiamo adesso che, in un certo momento, arriva un un arboricoltore: una persona che pota le piante. Questa, questo uomo, sceglie la varietà più pregiata, la varietà che preferisce e inizia ad innestare questa varietà con altre piante: è quello che un po’ successo con il fiorentino che è stato scelto lingua privilegiata ma poi ha preso molte parole dagli altri, dalle altre, gli altri dialetti d’Italia. È questo che è successo quando Dante, Petrarca e Boccaccio hanno preso il fiorentino nel 1300, lo hanno eletto, elevato a illustre e nel frattempo però hanno usato altre parole che venivano prese da dialetti contemporanei, ma non di Firenze. Infatti, ancora oggi possiamo vedere nell’italiano parole che non arrivano dal dal Fiorentino, ma che arrivano da contributi di altre regioni. Quindi parole che sono prese dalle lingue che erano parlate nella zona romana oppure nella zona della Liguria, Lombardia, eccetera eccetera.

Ultima domanda: è utile studiare latino a scuola?

In molti licei, in molte scuole superiori, il latino è materia curricolare. Noi studiamo latino per 3 anni, 5 anni, dipende, all’università, eccetera. In molti si sono fatti questa domanda e si chiedono: è importante studiare il latino a scuola?
Negli ultimi anni è uscito un libro di Nicola Gardini che si chiama Viva il latino –  Storia e bellezza di una lingua inutile. Nicola Gardini è insegnante di letteratura italiana a Oxford e in riferimento al latino, in particolare, dice che il latino è lo strumento espressivo che serve a farci quello che siamo. Che cosa significa? in primo luogo significa che tramite il latino noi possiamo capire il presente. Il presente, che è un epoca figlia di un passato; possiamo capire le nostre origini e possiamo conoscere le nostre radici.
La tradizione occidentale, quindi la tradizione italiana in particolar modo, ma in generale la tradizione occidentale, ha le sue radici nella cultura greca, principalmente in quella romana e in quella cristiana. La filosofia, il ragionamento, il gusto della bellezza, sono arrivate molto spesso dai greci e diritto, il senso dello Stato eccetera, invece, arrivano dai Romani.
Il cristianesimo ha poi introdotto una nuova concezione di persona, civiltà, valori, eccetera. Quindi, studiare la civiltà, la letteratura, la lingua latina significa conoscere le proprie radici. È un po’ come conoscere i propri genitori.
In secondo luogo, sapere il latino permette non solo di conoscere la nostra storia, ma anche di riuscire a leggere i grandi autori del passato. Ci sono molte grandi opere che appartengono al passato e sono scritte in latino: pensiamo a Virgilio, Orazio, Seneca, Cicerone per citare solo qualche nome illustre, qualche nome famoso della letteratura latina. Conoscere il latino ci permette in maniera metaforica di incontrare i grandi del passato, le grandi menti del passato e di confrontarsi con loro. Lo stesso Machiavelli scrive questo in una lettera che invia nel 1513 a Francesco Vettori.

Bene, ho cercato di rispondere alle 3 domande più comuni relative al latino. Spero di essere stata chiara e vi lascio con un proverbio, questa volta in latino: è un proverbio di Seneca, che considero scrittore molto interessante e sempre molto pieno di consigli, ricco di consigli. E il motto latino è questo: vita, si uti scias, longa est. E il significato è: la vita, se sai usarla, è lunga. 

Se avete altre domande rimango a disposizione. Per questa settimana vi saluto e vi auguro una buona settimana.

Ciao ciao

Link utili e fonti:

03_La lettura

Which are the benefits of reading while we are learning a language? Can I read even if my Italian is not advanced? Of course YES! Listen to today’s podcast and discover with me 5 tips to enjoy reading and literature in Italian.

Trascrizione:

Ciao a tutti! Io sono Linda Riolo di Speak Italiano e vi do il benvenuto al nostro appuntamento settimanale con la letterature e la cultura italiane.

Il tema di oggi è: la lettura. Oggi voglio parlare di lettura. E inizio con un’immagine: immaginate un iceberg, ok? Quindi 80% dell’iceberg di solito è sotto l’acqua e 20% è in superficie. Ora, immaginate voi stessi e il vostro apprendimento delle lingue.

Un professore canadese, un po’ di anni fa, il professor Jim Cummins, ha ideato questa metafora: quindi, dell’apprendente, della persona che sta imparando le lingue e l’iceberg. Ora, molta della vostra conoscenza può essere sott’acqua: nel senso che forse voi riuscite a capire molte cose della lingua, riuscite a comprendere il contesto, riuscite a seguire un discorso tra madrelingua, ma non riuscite ancora a parlare. Oppure viceversa: riuscite a capire bene il linguaggio parlato e non riuscite a scrivere oppure a leggere letteratura.
Bene, questo non significa che voi non conosciate la lingua che state studiando, in questo caso la lingua italiana. Dovete capire che tutte queste abilità che voi state accumulando con lo studio, con la lettura, con l’ascolto, sono input molto importanti: sono input positivi.  Questi input che stanno sotto l’acqua e che serviranno in futuro a rendervi più fluenti, più naturali e più sicuri anche delle vostre capacità. Quindi, questa teoria dell’iceberg è molto positiva, è un’immagine secondo me è molto bella e possiamo pensare a questo quando ci sentiamo un po’ scoraggiati, un po’ frustrati per le nostre conoscenze linguistiche. Succede anche a me con l’inglese ad esempio, oppure con il portoghese che sto imparando: a volte mi sento di non sapere abbastanza la lingua, di non poter interagire con i madrelingua. In realtà è molto bello pensare che ci sono tutte delle abilità, una grande conoscenza, che noi abbiamo sviluppato, abbiamo accumulato e che rimane sotto l’acqua: è solo una questione di tempo per farla emergere e per iniziare ad usare queste abilità che noi stiamo immagazzinando, che stiamo accumulando.

Voglio parlare della lettura in 5 punti. Quindi, oggi vi darò alcuni consigli per sviluppare l’abilità della lettura e anche alcune curiosità.

Punto 1

Molte persone pensano che per riuscire a leggere un romanzo, quindi per riuscire a leggere, ci vogliano abilità linguistiche molto elevate, molto avanzate. Quindi molte persone che stanno studiando una lingua, ad esempio anche molte persone che studiano l’italiano, si avvicinano alla lettura e alla letteratura abbastanza tardi perché pensano che, per leggere un libro e quindi per divertirsi con la lettura, sia necessaria una conoscenza avanzata della lingua. Questo in realtà non è vero: pensate che per leggere un libro, di solito, in media ci vuole una conoscenza di 300 parole, che sono ripetute spesso nei testi. Quindi questo non è vero: non è vero che per iniziare a leggere dobbiamo avere un livello di italiano avanzato. Forse solo se vogliamo leggere filosofia, se vogliamo leggere saggi, storia, oppure materie molto specifiche. Per la maggior parte dei libri, direi l’80%, non è necessario questo. Dobbiamo, quando leggiamo, applicare una cosa che si chiama “lettura estensiva”, cioè una tecnica, ecco, che si chiama lettura estensiva. Cioè dobbiamo leggere senza cercare ogni parola sul dizionario: va bene tenere il dizionario per sicurezza vicino, ma questo deve servire solo per emergenza. Cioè, se davvero non conoscete il significato di una parola, allora potete cercare sul dizionario. Ma solo se questa parola, ignota, questa parola che non conoscete, vi ferma nella vostra comprensione generale. In generale, noi possiamo capire il contesto, possiamo capire che cosa sta succedendo in una storia: non abbiamo bisogno del dizionario. Spesso è il nostro perfezionismo che ci fa cercare ogni singola parola.
Questo di solito genera frustrazione e dopo due pagine spesso abbandoniamo il libro. In realtà, con un input positivo e con un po’ di flessibilità personale, un po’ di leggerezza se vogliamo, possiamo benissimo leggere qualcosa in italiano anche se non abbiamo un livello molto avanzato. ll primo punto è questo: non servono abilità linguistiche avanzate per leggere qualcosa nella lingua che state studiando, in questo caso in italiano.

Punto 2

Ovvio che è preferibile un apprendimento graduale. Il punto numero 2 è: apprendimento graduale.  Non dimenticate infatti che una lettura, una cosa che leggiamo, deve essere piacevole. Noi possiamo avere tutta la pazienza del mondo, ma se cerchiamo di leggere un libro molto più avanzato rispetto al nostro livello, ovviamente non riusciremo ad arrivare fino alla fine. Durante la lettura potete segnare le parole che non conoscete, però è necessario che almeno riusciate a capire l’ 80% di quello che state leggendo. Quindi, potete fare una semplice prova per scegliere i libri: potete andare in libreria, aprire il libro, provare a leggere il primo paragrafo. Se su 10 parole ci sono 8 parole che non … che conoscete, scusate e una o due che non conoscete, allora va bene; anche 3 che non conoscete, ma se diventano, le parole che non conoscete, diventano di più, allora potrebbe essere un problema.

C’è un grande linguista che si chiama Krashen (Stephen): lui idealizza un’ipotesi che si chiama ipotesi dell’input. Cioè, lui dice che un modo per procedere, per progredire, per andare avanti nello studio di una lingua straniera, comporta un’esposizione a un input che non sia né troppo facile né troppo difficile. L’input, quindi lo stimolo che voi ricevete, deve essere comprensibile: cioè deve essere nella giusta posizione fra facile, troppo facile per voi, e troppo difficile. Infatti, si parla spesso di: più uno (+1). Cioè, voi dovreste scegliere materiali che vi portino a questo “più uno”, cioè una cosa non troppo facile, ma allo stesso tempo non troppo difficile. Non ci deve essere troppa frustrazione.

A volte vogliamo capire tutto quello che stiamo leggendo e quindi ci affidiamo molto al dizionario: in realtà è molto importante usare il proprio intuito, il proprio istinto. Se siamo in un paese straniero e non abbiamo a disposizione un dizionario, il nostro cervello ci può aiutare per riuscire a capire il contesto, riuscire a capire di che cosa si sta parlando. Quindi, il nostro cervello attiva l’intuito. Questo è molto importante anche quando leggiamo: dobbiamo usare la nostra intuizione. In questo modo la lettura può essere piacevole.

È anche molto utile, se riuscite, sottolineare le parole che non conoscete, mentre state leggendo e creare quelle che chiamiamo flashcards. Cioè, ci sono molte app, molti programmi digitali che possono aiutarvi in questo, però delle flashcard non sono nient’altro che delle carte, che possono essere manuali o digitali, in cui voi scrivete la definizione della parola che non conoscete. Potete scegliere se usare la vostra lingua o se scrivere la definizione nella lingua che state studiando, quindi in questo caso l’italiano e dall’altro lato la parola. Con questo mazzo di carte potete poi allenarvi a memorizzare le nuove parole che non conoscete, però questo in un secondo momento: durante la lettura è importante rilassarsi e divertirsi.

Punto 3

Il punto numero 3 è: leggere ad alta voce. Non per tutto il libro, ovviamente, però per migliorare la vostra pronuncia e le vostre abilità di lettura è un buon consiglio quello di leggere in alcuni punti ad alta voce. Cioè non nella vostra mente ma usando la vostra voce. Questo serve sia per la vostra pronuncia, sia per la vostra bocca, per imparare ad articolare le parole che pronunciate. Perché ovviamente in italiano si fanno movimenti diversi da quelli che facciamo quando parliamo inglese o altre lingue. Se avete un dubbio su qualche parola, potete anche cercare su internet la pronuncia corretta. Ci sono molti siti web che oggi fanno, mostrano, fanno sentire la pronuncia corretta delle parole. Una cosa molto importante, mentre leggete, e potete fare questo esercizio anche mentre leggete a voce alta, è identificare le parole chiavi o le frasi chiavi. Quindi le parole che sono importanti per dare un significato a quello che state leggendo.

Punto 4

Il consiglio numero 4 è quello di iniziare dai racconti, le storie brevi, storie corte. Perché? Ovviamente se voi scegliete un grande romanzo come prima lettura è più difficile arrivare fino alla fine. Quindi è più difficile trovare questa soddisfazione e la spinta che vi porta a continuare a leggere. Di solito, infatti, è meglio iniziare da qualcosa di più breve, di più corto: ci sono molte storie corte su internet. Oppure potete cercare qualche sito web dedicato a scrittori contemporanei. Ovvio che se scegliete romanzi come il Signore degli Anelli che è 1500 pagine o più, sarà molto difficile per voi arrivare a una grande soddisfazione in poco tempo.

Collegate la vostra lettura alla scrittura, perché spesso c’è il rischio di imparare bene a leggere però dimenticare altre abilità come possono essere il parlato, parlare o la scrittura. Se potete e se avete tempo, se volete, provate a scrivere dei piccoli pensieri mentre leggete. Questi piccoli pensieri possono essere nel libro, vicino alle parole, oppure, per i puristi, per le persone che non vogliono assolutamente sporcare i libri potete prendere un piccolo notepad, un piccolo quaderno di appunti per scrivere i vostri pensieri. In questo modo potete praticare sia la lettura che la scrittura insieme, senza dimenticare una delle due. Una cosa molto molto utile e consigliata sono gli audiolibri.
Perché? Perché è molto importante, soprattutto se non siete parlanti avanzati, quindi soprattutto se il vostro livello è ancora, siete agli inizi con lo studio dell’italiano: è importante ascoltare. Ci sono oggi sul mercato molte molte opzioni di libri che hanno anche un CD, oppure un mp3, che potete ascoltare mentre leggete. Questo non solo è importante per la vostra pronuncia ma è anche importante per la vostra memoria: molte parole infatti ritornano nei testi che leggiamo. Quando inizierete a leggere vedrete che molte molte parole sono ripetute: se oltre a leggere queste parole ascoltate anche il suono, sicuramente la vostra memoria riuscirà a immagazzinare tutte queste nuove parole più facilmente.

Punto 5

L’ultimo consiglio è: dedicate tempo giornaliero alla lettura o all’ascolto, se avete un audiolibro. Perché? Spesso pensiamo che per imparare l’italiano è necessario solo avere una lezione a settimana di un’ora, oppure due lezioni da mezz’ora, un’ora e mezza, eccetera. In realtà, è molto più produttivo dedicare spazio all’italiano tutti i giorni; non deve essere per tanto tempo, bastano anche 5-10 minuti, ma è importante creare intorno a noi una situazione immersiva. Cioè: rendere l’italiano parte della nostra vita, non un passatempo, non un hobby, ma qualcosa che invece possiamo usare come parte della nostra vita, per imparare qualcosa.

Attenzione, perché l’ascolto passivo non vale: cioè molte persone pensano che solo lasciando la televisione accesa, oppure la musica, oppure un audiolibro mentre facciamo altre cose possa aiutarci a imparare l’italiano. In realtà, serve un immersione concentrata: cioè dovete concentrarvi su quello che state facendo e ovviamente il materiale che ascoltate deve essere al vostro livello. Spesso molte persone cercano di imparare l’italiano con i film: i film italiani possono essere molto complessi perché in Italia abbiamo molti dialetti, abbiamo molte differenze geografiche e regionali e usiamo molte parole colloquiali, quindi parole che sono molto legate all’area dov’è ambientato il film. Se studiate l’italiano da poco, oppure se non avete un livello molto avanzato, non è molto utile guardare film e cercare di imparare l’italiano con i film. È più utile invece trovare un libro, dei vostri, che è simile ai vostri interessi con l’audio, quindi un audiolibro e concentrarvi su questo libro 10-15 minuti al giorno. Vi piace fare qualcosa di particolare? Provate ad ascoltare in italiano su un argomento che vi piace, oppure imparare qualcosa: ricette, giardinaggio, sport, viaggi, qualsiasi cosa che può essere interessante per voi.

Bene! Anche per questa settimana abbiamo finito. Io vi ringrazio e vi saluto e ci vediamo la settimana prossima. Buona settimana. Ciao ciao

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