04_Il Latino

What’s the connection between Italian and Latin? Do dialects come from Early Italian or Latin? Is it useful to study Latin? Listen to this week’s episode and discover with me why Latin is still important and alive!

Trascrizione:

Ciao a tutti e ben ritrovati per il nostro appuntamento settimanale. Io sono Linda e oggi voglio parlarvi di latino. Ma non preoccupatevi, non voglio fare una lezione scolastica, non voglio fare una lezione di grammatica latina, ma voglio semplicemente condividere con voi e provare a rispondere ad alcune domande che sento spesso da persone che stanno studiando l’italiano. Prima però iniziamo con alcuni proverbi latini che sono ancora usati nella lingua italiana, quindi al giorno d’oggi noi ancora usiamo sia parole latine sia veri e propri motti, proverbi e questi, che ho selezionato per voi, sono alcuni dei proverbi più efficaci, secondo me, e anche più usati.

1 Carpe Diem

Forse avete già sentito questo proverbio e non so se è presente anche nella vostra lingua, ma Carpe Diem significa: cogli l’attimo, prendi l’attimo. Invita a godersi il momento nella vita.

numero 2.
Verba volant, scripta manent
che significa: le parole volano ma ciò che è scritto rimane. Questo è un proverbio che di solito serve a indicare l’importanza della scrittura, l’importanza in questo caso ad esempio della letteratura che noi amiamo tanto.

numero 3
repetita iuvant
questo motto latino significa: ripetere è utile ed è particolarmente importante per chi sta imparando una nuova lingua. Quindi “repetita iuvant”: ripetere aiuta.

mens sana in corpore sano
detto forse conosciuto e significa semplicemente: mente sana in corpo sano.

Ultima: De gustibus non disputandum est
letteralmente significa: sui gusti non si discute. Io uso spesso questo proverbio, in particolare perché ho vissuto per molti anni all’estero. Attualmente ad esempio sono in Brasile e spesso qui in Brasile mi capita di vedere persone che mettono il ketchup sulla pizza (!!!) e la mia risposta, dopo un’espressione un po’ di disgusto, è sempre questa: de gustibus… Spesso noi italiani non finiamo la frase, quindi diciamo semplicemente “De gustibus” ad indicare però: De gustibus non disputandum est. Quindi pazienza, non posso discutere sui gusti degli altri. Un piccolo esempio per farvi capire il significato di questo proverbio.

Bene, ora rispondiamo ad alcune domande.

Prima domanda: Qual è il rapporto di latino e italiano?

Possiamo rispondere a questa domanda con il contributo di un grande linguista che si chiama Bruno Migliorini che ha cercato di rispondere a questo dubbio in una delle conversazioni radiofoniche che ha pubblicato nel 1949. Lui, per descrivere il rapporto fra latino e italiano, parla di continuità. Usa questa parola: continuità. E dice: immaginiamo di essere in un villaggio in Toscana e immaginiamo di poter ascoltare di generazione in generazione, di secolo in secolo, la lingua che si parla in questo piccolo villaggio. Dall’età Romana, cioè da quando è scomparso l’ultimo vecchio che parlava Etrusco, fino a oggi possiamo immaginare che di padre in figlio, quindi di generazione in generazione, ci sono stati mutamenti leggeri, molto lievi. Sì, forse qualche suono è cambiato, un certo numero di parole forse sono state sostituite da altre, altre sono arrivate, quindi sono arrivate parole nuove, ma insomma, se guardiamo passo dopo passo questo questo cambiamento di generazione non c’è stato un momento in cui le persone hanno iniziato, hanno smesso di parlare una lingua e hanno iniziato a parlarne un’altra. Quindi possiamo parlare di continuità, la lingua è cambiata gradualmente, non è mai, non c’è mai stato un cambio scioccante, un cambio molto veloce.

Per la lingua scritta però è diverso: il più antico documento di italiano volgare è un documento che è conservato nell’abbazia di Montecassino ed è un documento del 960. In questo documento è chiarissimo o chiarissima la differenza tra latino e italiano. Tutto il documento, infatti, è scritto in latino tranne una sola formula italiana ripetuta quattro volte. Questa formula italiana è la testimonianza di un uomo che durante il processo interviene. Da questo documento si vede che i testimoni parlavano volgare mentre la scrittura ufficiale della lingua ufficiale, della scrittura, era appunto il latino. Questa è la più antica testimonianza di italiano scritto. Migliorini, sempre in questo caso, analizza il documento e fa notare che c’è una distinzione molto grande quindi: vediamo che c’è latino e vediamo il volgare; si vede chiaramente questa distinzione. Possiamo quindi ritornare alla metafora di prima, immaginare lo stesso villaggio, e vedere come di secolo in secolo la lingua che le persone parlano cambia, a poco a poco, mentre la lingua della scrittura non cambia. Quindi, nella lingua parlata il latino si è trasformato in italiano piano piano, ma per le scritture tutto è congelato; è come se tutto rimanesse cristallizzato nel tempo.

L’altra domanda che spesso sento spesso è: i dialetti, i dialetti arrivano dal latino o dall’italiano? i dialetti sono mutazioni del latino o dell’italiano?

Bene, i dialetti nascono dalla trasformazione del latino parlato non dell’italiano. Come noi sappiamo, e come abbiamo visto negli episodi precedenti, fra questi dialetti, fra queste lingue, uno si è imposto: il dialetto toscano che si è lentamente trasformato nell’italiano moderno.

Anche qui Migliorini fa una similitudine e possiamo pensare a una foresta. Quindi: immaginate una foresta in cui per alcuni secoli ci sono centinaia di piante che hanno la stessa specie, ma hanno una varietà diversa, che si riproducono spontaneamente. Una foresta, molte piante, stessa specie ma varietà ,diverse varietà, diversi colori, diverse forme che si riproducono in modo naturale.
Supponiamo adesso che, in un certo momento, arriva un un arboricoltore: una persona che pota le piante. Questa, questo uomo, sceglie la varietà più pregiata, la varietà che preferisce e inizia ad innestare questa varietà con altre piante: è quello che un po’ successo con il fiorentino che è stato scelto lingua privilegiata ma poi ha preso molte parole dagli altri, dalle altre, gli altri dialetti d’Italia. È questo che è successo quando Dante, Petrarca e Boccaccio hanno preso il fiorentino nel 1300, lo hanno eletto, elevato a illustre e nel frattempo però hanno usato altre parole che venivano prese da dialetti contemporanei, ma non di Firenze. Infatti, ancora oggi possiamo vedere nell’italiano parole che non arrivano dal dal Fiorentino, ma che arrivano da contributi di altre regioni. Quindi parole che sono prese dalle lingue che erano parlate nella zona romana oppure nella zona della Liguria, Lombardia, eccetera eccetera.

Ultima domanda: è utile studiare latino a scuola?

In molti licei, in molte scuole superiori, il latino è materia curricolare. Noi studiamo latino per 3 anni, 5 anni, dipende, all’università, eccetera. In molti si sono fatti questa domanda e si chiedono: è importante studiare il latino a scuola?
Negli ultimi anni è uscito un libro di Nicola Gardini che si chiama Viva il latino –  Storia e bellezza di una lingua inutile. Nicola Gardini è insegnante di letteratura italiana a Oxford e in riferimento al latino, in particolare, dice che il latino è lo strumento espressivo che serve a farci quello che siamo. Che cosa significa? in primo luogo significa che tramite il latino noi possiamo capire il presente. Il presente, che è un epoca figlia di un passato; possiamo capire le nostre origini e possiamo conoscere le nostre radici.
La tradizione occidentale, quindi la tradizione italiana in particolar modo, ma in generale la tradizione occidentale, ha le sue radici nella cultura greca, principalmente in quella romana e in quella cristiana. La filosofia, il ragionamento, il gusto della bellezza, sono arrivate molto spesso dai greci e diritto, il senso dello Stato eccetera, invece, arrivano dai Romani.
Il cristianesimo ha poi introdotto una nuova concezione di persona, civiltà, valori, eccetera. Quindi, studiare la civiltà, la letteratura, la lingua latina significa conoscere le proprie radici. È un po’ come conoscere i propri genitori.
In secondo luogo, sapere il latino permette non solo di conoscere la nostra storia, ma anche di riuscire a leggere i grandi autori del passato. Ci sono molte grandi opere che appartengono al passato e sono scritte in latino: pensiamo a Virgilio, Orazio, Seneca, Cicerone per citare solo qualche nome illustre, qualche nome famoso della letteratura latina. Conoscere il latino ci permette in maniera metaforica di incontrare i grandi del passato, le grandi menti del passato e di confrontarsi con loro. Lo stesso Machiavelli scrive questo in una lettera che invia nel 1513 a Francesco Vettori.

Bene, ho cercato di rispondere alle 3 domande più comuni relative al latino. Spero di essere stata chiara e vi lascio con un proverbio, questa volta in latino: è un proverbio di Seneca, che considero scrittore molto interessante e sempre molto pieno di consigli, ricco di consigli. E il motto latino è questo: vita, si uti scias, longa est. E il significato è: la vita, se sai usarla, è lunga. 

Se avete altre domande rimango a disposizione. Per questa settimana vi saluto e vi auguro una buona settimana.

Ciao ciao

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